NOVENA DI NATALE 2023

Ambientazione  La CHIESA è in penombra.

–      Canto di attesa
:

Regem Venturum Dominum, venite adoremus!

IL RE VIENE IL SIGNORE, VENITE ADORIAMO!

Rallegrati, popolo di Dio ed esulta di gioia, città di Sion:*
ecco verrà il Signore, e ci sarà grande luce in quel giorno
e i monti stilleranno dolcezza;**
scorrerà latte e miele tra i colli *
perché verrà il grande profeta ed egli rinnoverà Gerusalemme. **
 
Ecco verrà il Signore Dio:*
un uomo dalla casa di Davide salirà sul trono;**
voi lo vedrete*
ed esulterà il vostro cuore. **
 
Ecco verrà il Signore, nostra difesa,*
il Santo d’Israele con la corona regale sul capo;**
il suo dominio sarà da mare a mare*
e dal fiume fino agli ultimi confini della terra. **

Ecco apparire il Signore: *
non mancherà alla parola data; **
se ancora non giunge, ravviva l’attesa, *
poiché certo verrà e non potrà tardare. **
 
Scenderà il Signore dal cielo come rugiada sul vello:*
nei suoi giorni fiorirà la giustizia
e abbonderà la pace; **
lo adoreranno i potenti del mondo *
e lo serviranno tutte le nazioni della terra. **

Nascerà per noi un bambino e sarà chiamato «Dio forte»; *
siederà sul trono di Davide suo padre **
e sarà nostro sovrano: *
gli sarà dato il segno del potere e della gloria.  **

Betlemme, città dell’Altissimo,
da te uscirà il pastore d’Israele; *
nascerà nel tempo, egli l’Eterno **
e nell’universo sarà glorificato: *
quando egli verrà fra noi, ci farà dono della pace. *

L’ottava strofa delle «Profezie» cambia ogni giorno della Novena.
16 dicembre
Ecco sta per venire lo sposo, il re d’Israele,
busserà e chiederà di aprirgli la porta.
È giunto ormai il tempo delle nozze,
il giorno della sua gioia e della sua felicità.
Pronta è la regina, amabile come l’aurora,
bella come la luna e splendente come il sole.
 
17 dicembre
Viene la Sapienza, il creatore dell’universo,
e cerca il luogo del suo riposo.
Prenderà in eredità Israele
e pianterà in Giacobbe la sua tenda con letizia.
 
18 dicembre
Presto apparirà la nostra guida, il pastore d’Israele;
verrà per liberare il suo popolo,
lo condurrà verso una terra
fertile e spaziosa dove scorre latte e miele.

19 dicembre
Un nuovo germoglio spunterà dal tronco di Iesse
e lo Spirito del Signore verrà su di lui.*
Stenderà la sua mano e radunerà i dispersi d’Israele. **
Vedranno la sua pace *
i popoli del mondo e come a stella guarderanno. **

20 dicembre
Manderà il Signore il suo servo
e a lui darà il suo potere.
Gli consegnerà le chiavi della casa di Davide
e sarà per il popolo come un padre per i figli.
 
21 dicembre
Mostrerà Dio a Gerusalemme
il suo amore e il suo splendore,
e da oriente ritornerà a Sion la sua gioia.
I popoli godranno della sua splendida aurora
 e finiranno tutti i giorni del dolore.

22 dicembre
Metterà il Signore sul monte Sion
una pietra preziosa, un fondamento sicuro.
Farà trionfare il diritto e la giustizia
e annullerà in quel giorno il potere della morte.
 
23 dicembre
In quel giorno manderà il Signore stesso un segno dal
cielo e una vergine darà alla luce un figlio.
Sarà chiamato “Dio con noi”, si nutrirà di panna e
miele e governerà con giustizia tutti i popoli del
mondo.
 
24 dicembre
Domani sarà sconfitto il male della terra
e regnerà su di noi il Salvatore del mondo.

–      Lucernario

Durante il canto colui che presiede la novena, con gli altri ministri, e un fedele della comunità che porta una lampada accesa, si reca all’altare e li attendono assieme. 
Mentre tutti sono in silenzio e in piedi, una voce dice:

Voce
   È stato veramente Dio in persona, l’Onnipotente, il Creatore di tutto, l’invisibile, proprio lui, che dai cieli ha insediato e solidamente fissato nei nostri cuori la verità e la parola santa. L’ha inviato nella bontà e nella mitezza, l’ha inviato come un Dio, l’ha inviato come a uomini.
T.          L’ha inviato per salvare, non per fare violenza: perché non c’è violenza presso Dio. L’ha inviato per chiamare, l’ha inviato per amare.


Voce    Chiunque prende su di sé il peso del prossimo, chi spontaneamente vuole beneficare un altro meno fortunato, chi fornendo ai bisognosi quei beni che possiede per averli ricevuti da Dio,

T.          …questi è imitatore di Dio.
(cf. Lettera a Diogneto, VII,2-3; X,5)

Cel.
 Dio dell’eternità che ti riveli nel tempo, Bellezza infinita che hai scelto di farti attendere e attendi tu stesso che l’uomo ti cerchi tutto il tempo di un Avvento.

       Vita che nutri di amicizia i nostri deserti di solitudine, convertici a te. Donaci di riconoscere i segni della tua presenza  non nelle parole gridate o nelle voci assordanti ma nei mormorii del silenzio,  nei sussurri del cuore, nei volti dei fratelli.

       Infondi in noi la sapienza e il coraggio per scegliere  di vivere secondo il Vangelo del tuo Figlio Gesù,  Atteso delle genti, Speranza del mondo, Fratello di tutti,  Signore della storia.

T. Maranathà! Maranathà! Vieni Signore Gesù!

Si accendono le luci di tutta la chiesa.
Il celebrante si reca alla sede (mentre il fedele porta la lampada accesa verso il luogo dove verranno poste le 9 lampade) e l’assemblea canta:



Tutti         Viene il Signore il Re della gloria,

Alleluia, alleluia.
Viene a illuminare chi giace nelle tenebre.
Alleluia, alleluia.

e rivolto al popolo rivolge il saluto liturgico.

      –      Saluto
Cel.      Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Tutti Amen.
Cel.      Fratelli e sorelle, Il Dio della speranza,
che ci riempie di ogni gioia
e pace nella fede
per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi.  
Tutti     E con il tuo spirito.

–      Orazione Colletta (del giorno)

–      Liturgia della Parola

La celebrazione prosegue con la lettura del Vangelo del giorno e di una lettura/testimonianza.

–      Riflessione

–      Canto dell’Antifona “
O (del giorno)

Dopo l’Antifona “O” si  canta il Benedictus, mentre colui che presiede incensa l’altare.


–      Cantico di Zaccaria “BENEDICTUS”
Benedetto il Signore Dio d’Israele, *
perché ha visitato e redento il suo popolo,
e ha suscitato per noi una salvezza potente *
nella casa di Davide, suo servo,

come aveva promesso *
per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo:
salvezza dai nostri nemici, *
e dalle mani di quanti ci odiano.

Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri *
e si è ricordato della sua santa alleanza,
del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, *
di concederci, liberati dalle mani dei nemici,

di servirlo senza timore, in santità e giustizia *
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo *
perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade,

per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza *
nella remissione dei suoi peccati,
grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, *
per cui verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge,

per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre *
e nell’ombra della morte
e dirigere i nostri passi *
sulla via della pace.

Gloria al Padre e al Figlio *
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.

–       Padre Nostro
–       Orazione finale

Cel          Rinnoviamo, o Padre,
in questo tempo di attesa,
la nostra speranza
e in unione con Maria,
Vergine dell’ascolto,
invochiamo la nuova venuta del tuo Figlio.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
       Tutti   Amen.

–      Benedizione e Congedo

Canto Finale

PER OGNI GIORNO


16 DICEMBRE

Colletta

Sorga nei nostri cuori, Dio onnipotente, lo splendore della tua gloria,
perché, vinta ogni oscurità della notte, la venuta del tuo Figlio unigenito
manifesti al mondo che siamo figli della luce. Egli è Dio, e vive e regna con te.…

Dal Vangelo secondo Matteo      Mt 17,10-13        

Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?».
Ed egli rispose: «Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro».
Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.

In Dialogo con Elia:

Salgo a bordo dell’autobus. Ho appena concluso il mio esame di maturità sul tema «Elogio dell’Attesa nell’era di WhatsApp». In un’epoca in cui tutto si svolge in ‘tempo reale’, è sempre più difficile ritagliarsi tempo per sé stessi, quello che sa di noia, ma anche di verità. In passato, le parole e persino i pensieri avevano un ritmo più lento. Guardo fuori dal finestrino: ed ecco i colori dei semafori, il suono dei clacson, la frenesia generale.Una volta a casa, mi chiudo nella mia stanza. Dopo una mattinata colma di ansie e paure, riesco finalmente a dare voce ai miei pensieri. E mi chiedo se il problema reale non sia proprio questo: bisognerebbe comporre un «Elogio al Silenzio».
Troppo spesso abbiamo paura di immergerci in quel deserto di pensieri e tu, Elia, lo hai sperimentato più di tutti: il deserto del cuore. Dio mandò un angelo a nutrirti. Il comando fu perentorio: «Alzati e mangia, non sei qui per morire. Alzati e ascolta la mia parola, nutriti di essa, e cammina».
Attraversasti quel deserto, ti ritrovasti sul Monte e nella caverna passasti la notte: il tempo in cui non si vede nulla, si attende la luce dell’alba. Il tempo della ricerca e dell’attesa.
Dio si rivela a te: «Che fai qui Elia?». Nei deserti della nostra vita, nella notte della nostra fede, la parola di Dio prima o poi, arriva sempre. Se ascoltiamo.
Fu proprio la parola di Dio ad aiutarti a fare luce dentro di te. Eri pronto finalmente ad incontrarLo faccia a faccia.
Hai atteso che Dio ti parlasse in un uragano, un terremoto, un fuoco. Ma Dio parla al cuore, «nel sussurro di una brezza leggera». Una presenza forte che ci costringe, istintivamente, a coprirci il volto: l’incontro con Lui ci rivela la nostra povertà, la nostra fragilità, la nostra inadeguatezza.
E quando avviene, non siamo più quelli di prima. Ogni volta che accogliamo la Parola ci riscopriamo Profeti.
E mi ripeto che vale la pena cercare del tempo per ritirarci in quella caverna e nel silenzio lasciare che Dio faccia rinascere la consapevolezza di questa chiamata.
(a cura dei giovanissimi e giovani della parrocchia S. Michele in Bari-Palese)

 Antifona “O”

                      Spandete, o cieli, la vostra rugiada
                        e dalle nubi scenda il Salvatore!
                        Non adirarti, Signore; non ricordarti più dei nostri peccati.
                        Ecco, la città del tempio è deserta,
                        è deserta Sion, è devastata Gerusalemme,
                        dimora della tua santità e della tua gloria,
                        ove i nostri padri hanno cantato le tue lodi.


17 DICEMBRE

Colletta

Guarda, o Padre, il tuo popolo, che attende con fede il Natale del Signore,
e fa’ che giunga a celebrare con rinnovata esultanza il grande mistero della salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo.…

Dal Vangelo secondo Giovanni      Gv  1,6-8.19-28

Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

In Dialogo con Isaia:

L1      Caro Isaia, sappiamo che tu sei un profeta antico ma sempre attuale. Ci interessa sapere cosa rappresenta per te un tale privilegio?

L2       Il privilegio è vostro se incontrare un profeta lungo la strada. Molti muoiono senza aver mai avuto la fortuna di incontrare un profeta nei loro percorsi. E se ne incontrate uno e non avete paura di lasciarvi sconvolgere dai suoi appelli, a volte graffianti e sempre provocatori, a tal punto da chiedere di cambiare vita, ebbene… allora c’è la possibilità che riconosciate le potenzialità della profezia che sono anche in voi. Perché tutti possiamo essere profeti!

L 1 Ci affascina questa prospettiva: anche noi possiamo diventare profeti! Ma come avviene e cosa è successo a te?

L2  La scintilla in me si accese «nell’anno in cui morì il re Ozìa»: allora «io vidi il Signore». In quella scintilla scorsi la mia vocazione. Come per tutti, la prima emozione non fu la gioia, ma il timore: sentivo tutta la mia inadeguatezza di stare in quell’incontro con un Dio che stava interpellando proprio me. «La vocazione profetica non coincide con la vocazione professionale, artistica, familiare, neanche con la vocazione religiosa», ma tutte le attraversa, cosicché ognuno, nella condizione o nello stato di vita che gli è proprio, è chiamato a diventare profeta.

L1 Capiamo! Ricordiamo ora quello che papa Francesco disse su noi giovani: «Un giovane ha qualcosa del profeta, e deve accorgersene. Deve essere conscio di avere le ali di un profeta, l’atteggiamento di un profeta, la capacità di profetizzare, di dire ma anche di fare». Davvero affascinante! Ci racconti la tua esperienza?
L2 Detto fra noi, essere profeta non è sempre stata un’avventura esaltante… per fortuna c’è il «fuoco» degli inizi, che ha infiammato il cuore, ad alimentare la missione. Spesso, infatti, i profeti sperimentano anche l’insuccesso. Ma vi dirò che proprio gli insuccessi che ho accumulato nella mia «carriera» mi hanno forgiato, spingendomi a non consolarmi con i traguardi raggiunti e a non ridimensionare le domande e gli ideali per accomodarli dentro i confini del nostro possibile. Proprio gli insuccessi mi hanno stimolato a non addomesticare mai la «Parola» che ero chiamato ad annunciare. Come avvenne quando fui mandato dal re Acaz, re di Giuda: mi scontrai con il suo cuore indurito per mancanza di fede in Dio, allorquando egli rifiutò di chiedere un segno da Dio, camuffando il suo rifiuto come atto di fede. La profezia tuttavia non si ferma di fronte ai rifiuti: lasciai a lui un «segno», il segno di un bambino, l’Emmanuele, il Dio-con-noi. Il fallimento della mia profezia per il rifiuto di Acaz ha generato una promessa più grande, quella che si realizzerà secoli dopo, quella di una giovane vergine, Maria, che, credendo, darà alla luce il vero «Dio-con-noi».

L1 Spesso il mondo degli adulti, a cui desideriamo ispirarci, ci lascia senza radici e, anziché aiutarci ad essere profeti per il bene della società, ci rende orfani e scartati. Che fare?

L2 Comprendo! Un compito profetico che anche nel vostro tempo siete chiamati ad esercitare è quello di proteggere voi stessi e le donne e gli uomini che camminano con voi dall’illusione di Acaz, quella cioè di confidare negli «imperi» per la propria salvezza. Credo che anche da voi ci sia un estremo bisogno di ripetere ai grandi della terra, ai «potenti» delle vostre comunità, famiglie e imprese: «Tu non sei Dio». Purtroppo tutte le volte che Dio viene eliminato, una moltitudine di falsi dei o di idoli si fa avanti e molti uomini preferiscono il «paradiso» facile promesso dagli idoli, anziché quello vero. Ricordate che i profeti devono donare l’antidoto al veleno della falsa promessa! E devono farlo riuscendo a dare parole e gesti a quell’abitante sconosciuto che ci abita, lo Spirito santo. Quando quel soffio spirituale, che ha trovato spazio accogliente in Maria e che ogni profeta ha ricevuto, diventerà il respiro di tutto il popolo, allora la giustizia, la pace, la felicità saranno la condizione stabile dell’umanità e della creazione tutta. «Beati voi! Seminerete in riva a tutti i ruscelli e lascerete in libertà buoi e asini» (32,20).

(a cura dei giovani della parrocchia Maria SS. di Monteverde in Grumo Appula)

Antifona “O”
                           O Sapienza che esci dalla bocca dell’Altissimo,
                        ti estendi ai confini del mondo,
                        e tutto disponi con soavità e con forza:
                        vieni, insegnaci la via della saggezza.


18 DICEMBRE

Colletta

O Dio, Padre buono, che hai rivelato la gratuità e la potenza del tuo amore
nel silenzioso farsi carne del Verbo nel grembo di Maria, donaci di accoglierlo con fede nell’ascolto obbediente della tua parola. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Dal Vangelo secondo Matteo   
Mt 1,18-24

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.

Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:
a lui sarà dato il nome di Emmanuele»,
che significa «Dio con noi».

Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

In Dialogo con Giuseppe:

Ciao Giuseppe, abbiamo tante domande da farti… anche noi come te non dormiamo la notte perché abbiamo la testa invasa da pensieri. Vorrei chiederti qualcosa sulla tua famiglia: com’era il tuo rapporto con Maria e Gesù? Se dovessi immaginarmi oggi il tuo rapporto con la tua famiglia non penserei ad una situazione priva di difetti, ma ad una quotidianità familiare che tutti noi abbiamo, fatta di insegnamenti e scontri, gioie e difficoltà. Il tuo rapporto con loro lo definirei anche essenziale e vero, sempre nell’impronta cristiana che vi illumina. Quando hai saputo che Maria era

incinta quali sono state le tue emozioni? Di primo impatto, sarai stato spiazzato da una notizia del genere, no? Immagino di sì. Ti ha turbato e ti ha lasciato molte notti insonne. Però hai dimostrato di essere uomo di fede, ti fidi del Signore e agisci seguendolo. Chi sarebbe così coraggioso da accettare Maria incinta, da scappare in Egitto, tutto per fiducia in Dio? Solo tu. Cosa ti ha portato a decidere di non ripudiare Maria? Amore, rispetto, ribellione, politica, questione morale ed etica? Per me la tua decisione nasce da due fattori: uno più spirituale dovuto alla tua profonda e “folle” fede in Dio, che ti ha spinto ad andare oltre la legge del tempo e a seguire il tuo cuore; ed uno invece più terreno, che nasce dal desiderio di ribellarsi all’usanza e ai canoni di allora per scegliere la giustizia e il rispetto nei confronti di una ragazza giovane e inerme. In entrambi i casi hai dimostrato il tuo coraggio nel lasciarti guidare dalla via tracciata dal Signore per mezzo degli angeli, immerso tra dubbi, inquietudini e paure sul futuro della vostra famiglia. Giuseppe tu ci insegni a non giudicare, a praticare il rispetto nel segreto, nell’amare senza misura, a non abbandonare nella difficoltà, ad andare contro tutti e ad essere teneri anche senza parlare. (a cura dei giovani della Parrocchia S. Maria del Fonte in Bari-Carbonara)

Antifona “O”

                            O Signore, guida della casa di Israele,
                        che sei apparso a Mosè nel fuoco del roveto,
                        e sul monte Sinai gli hai dato la Legge:
                        vieni a liberarci con braccio potente.

19 DICEMBRE

Colletta

O Dio che, con il parto della santa Vergine, hai rivelato al mondo lo splendore della tua gloria, fa’ che veneriamo con fede viva e celebriamo con fervente amore il grande mistero dell’incarnazione. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Dal Vangelo secondo Luca     Lc 1,5-25
Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccarìa, della classe di Abìa, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. Avvenne che, mentre Zaccarìa svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccarìa si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccarìa, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elìa, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto». Zaccarìa disse all’angelo: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni». L’angelo gli rispose: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo». Intanto il popolo stava in attesa di Zaccarìa, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini».

In Dialogo con Zaccaria:

Guida Il mistero della fede di Zaccaria, ai giorni d’oggi, ovvero in un mondo caratterizzato da dubbi ed incertezze, rappresenta un esempio di come la sfida lanciata alla fede possa far sì che essa ne esca rafforzata. Mentre Zaccaria dovette affrontare l’annuncio di una nascita miracolosa ed inaspettata, molte persone oggi si misurano con dubbi riguardo a questioni di fede in un contesto di razionalismo e scientismo esasperati.

Lettore 1          Zaccaria, la tua storia mi affascina e in particolar modo mi ha sempre colpito come il tuo dubitare fosse in contraddizione con il tuo ruolo di sacerdote. Perché hai dubitato della parola di Dio?

Lettore 2          Non so se tu abbia un figlio e possa capirmi. Era tutto ciò che io e mia moglie desideravamo, ma ormai eravamo vecchi ed avevamo perso le speranze. Sebbene sia stato difficile e doloroso, avevo sotterrato l’idea di diventare padre nel profondo del mio cuore. Quell’annuncio divino ha cambiato tutto, ha distrutto tutte le certezze che avevo faticosamente costruito. Ha messo di nuovo tutto in discussione. Non potevo accettarlo, non volevo accettarlo.

Lettore 1 Immagino sia stato un momento di grande sfida per te! Tutti possiamo trovarci nella situazione di dubitare e di cercare risposte alle nostre domande. La ricerca di comprensione e di significato sono tappe comuni in qualsiasi momento della vita. Cosa consiglieresti a un giovane che si trova nella tua stessa situazione?

Lettore 2 La riflessione intensa e la preghiera possono aiutare a superare i dubbi e a trovare una connessione più profonda con Dio. Io, infatti, ho riflettuto molto sulla Sua promessa e ho capito che dovevo accettarla con fede. Quando l’ho finalmente accettata, la mia lingua si è sciolta e la voce è ritornata. Avere fede significa affidarsi alla volontà di Dio, accogliere ciò che Dio ha pensato per ciascuno di noi, anche se questo si discosta dalle nostre aspettative personali, dai nostri progetti. Significa dare voce al disegno di bene e di felicità che Dio ha tracciato per ogni uomo.

Lettore 1 Cosa ne pensi di quanto accaduto a Giuseppe? Lui si è trovato in una situazione simile alla tua; eppure, non ha battuto ciglio quando ha ricevuto l’annuncio della nascita di Gesù!

Lettore 2          È vero, ma Giuseppe ha avuto l’annuncio dopo Maria, dopo che il fatto era già accaduto. Lui ha un cuore grande, ama Maria, si sono fatti forza a vicenda ed hanno affrontato la rivelazione del mistero di Gesù insieme. Io mi sono fatto carico dell’annuncio di Dio da solo, non volevo illudere mia moglie fino all’ultimo. Non trovavo le parole per raccontarle del grande dono che Dio ci stava facendo. Avere qualcuno con cui condividere i doni e le sfide del Signore è davvero molto importante.

Lettore 1          Credi di essere stato privilegiato in quanto sacerdote?

Lettore 2          No, anzi, non credevo di esserne degno. Praticavo riti religiosi e pregavo Dio ogni giorno affinché mi donasse un figlio. Tuttavia, ero fermamente convinto che tutte quelle preghiere sarebbero rimaste vane. Come può Dio interessarsi proprio a me? Non volevo illudermi. Quando Dio mi ha privato della parola ho pensato che, in qualche modo, volesse punirmi, solo col passare del tempo la mia condizione è diventata una risorsa: ho capito che dovevo sfruttarla per riflettere.

Lettore 1          La tua è una testimonianza di quanto Dio sia presente nella nostra vita nonostante i dubbi e le perplessità. Col senno di poi, se potessi tornare indietro, ti comporteresti diversamente?
Lettore 2          Temo di no, forse ripeterei lo stesso errore. Quando si parla di Dio il senno è nulla. Non importa quanto pensi di essere pronto per accoglierlo, ti lascia senza parole ogni volta.

Lettore 1          Come hai visto cambiare la tua prospettiva di fede in seguito a questa esperienza?

Lettore 2 Vedendo il piccolo Giovanni tra le braccia di Elisabetta sono stato invaso da una gioia indescrivibile. È stato come farsi una doccia fredda, mi sono reso conto di quanto fossi stato miope, di quanto avessi frainteso, ma ormai tutto questo non importava più. Dio non si è ancora stancato di noi, nonostante tutti i nostri errori, le nostre esitazioni, le nostre mancanze. Continua ad amarci e ci dona ogni giorno la vita e la sua grazia. Avevo bisogno di ringraziarLo, di gridare al mondo intero che Dio è qui con noi, ha un piano per la nostra salvezza e che sono orgoglioso del fatto che mio figlio avrà la possibilità di onorarlo come io non sono mai riuscito a fare.

Lettore 1 La tua storia è davvero ispiratrice. Grazie per aver condiviso la tua esperienza con noi, Zaccaria.
Lettore 2          Grazie a te. Spero che la mia storia possa davvero insegnare agli altri a fidarsi della volontà di Dio, anche quando le circostanze sembrano impossibili.
(a cura dei giovani della Parrocchia S. Cuore in Bari)
  
Antifona “O”

                            O Radice di Iesse,
                        che ti innalzi come segno per i popoli:
                        tacciono davanti a te i re della terra,
                        e le nazioni t’invocano:
                        vieni a liberarci, non tardare.

20 DICEMBRE

Colletta

Tu hai voluto, o Padre, che all’annuncio dell’angelo la Vergine immacolata concepisse il tuo Verbo eterno, e avvolta dalla luce dello Spirito Santo divenisse tempio della nuova alleanza: fa’ che aderiamo umilmente al tuo volere, come la Vergine si affidò alla tua parola. Per il nostro Signore Gesù Cristo.

Dal Vangelo secondo Luca   
Lc 1,26-38

Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.


In Dialogo con Gabriele:

Lettore 1         Ciao Gabriele, ti abbiamo sempre conosciuto come un messaggero di liete notizie pertanto, in questo momento di grandi paure, ti chiediamo: come possiamo essere anche noi annunciatori di gioia come lo sei stato tu?

Lettore 2          Carissimi, sono lieto che abbiate pensato a me per questa domanda, ma voglio subito tranquillizzarvi dicendovi che le paure hanno sempre caratterizzato la vita degli uomini. Pensate un po’, erano presenti anche nell’animo di Maria, dunque… NON TEMETE!
Non sono qui per spiegarvi il senso delle vostre difficoltà in famiglia, a lavoro e in ogni contesto che frequentate, né quello di tanto dolore innocente che riempie le pagine della cronaca quotidiana; però so benissimo che il senso c’è! Comprendo anche che sarebbe più facile mollare tutto e abbandonarsi allo sconforto.
Ma se mi avete posto questa domanda, è perché sapete anche voi che per raggiungere quella “gioia” è necessario continuare a sperare.

Lettore 1          E come facciamo?

Lettore 2          Pensate ai tanti nonni e genitori il cui bene smisurato non fa notizia, ai giovani che si impegnano per rendere il mondo migliore, a tutti coloro che con il proprio lavoro ogni giorno collaborano con Dio a continuare la creazione del mondo, a chi prega sia nel coro della comunità che nel silenzio della propria cella… Devo ancora continuare? E allora pensate agli ammalati, che anche nella loro sofferenza sono testimoni di amore per la vita.

Lettore 1          Abbiamo capito bene? La gioia quindi è alla portata di tutti, nessuno escluso, ed è possibile trovarla nella ordinarietà delle nostre vite!
Solo se siamo in grado di riconoscerla possiamo annunciarla. Coraggio, andiamo!
Grazie Gabriele!

Lettore 2          E l’angelo si allontanò da noi
(a cura dei giovani della Parrocchia Ss. Medici in Bitonto)


Antifona “O”

                             O Chiave di Davide, scettro della casa di Israele,
che apri, e nessuno può chiudere,
chiudi, e nessuno può aprire:
                        vieni, libera l’uomo prigioniero,
                        che giace nelle tenebre e nell’ombra di morte.


21 DICEMBRE

Colletta

Esaudisci con bontà le preghiere del tuo popolo, o Padre, perché coloro che si rallegrano per la venuta del tuo Figlio unigenito nella nostra carne
possano giungere al premio della vita eterna quando verrà nella gloria. Egli è Dio, e vive e regna con te.

Dal Vangelo secondo Luca       
Lc 1,39-45

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

In Dialogo con Elisabetta:

Lettore I         Maria accoglie l’annuncio dell’angelo e tu, Elisabetta, accogli Maria nella tua casa, la quale si fa culla di Dio… Gesù si fa accogliere nelle case di amici e peccatori e nello stesso tempo è accogliente verso tutti: uomini e donne di ogni reputazione, ricchi e poveri, malati e stranieri. La parabola del Buon Samaritano ci insegna che non ci possono più essere estraneità o esclusioni causate da differenze di classe o da ragioni etniche, culturali e religiose, ma che tutti hanno diritto di «sentirsi prossimo», di essere accolti e amati.

Nella Chiesa l’accoglienza fa parte della comunione fraterna e trova la sua espressione più alta nella celebrazione eucaristica della comunità cristiana, dove Cristo stesso ci accoglie con la sua Parola e con la sua presenza nel Santissimo Sacramento. «Quanto è importante l’amore tra fratelli e l’accoglienza del prossimo… L’accoglienza è una sfida permanente perché la nostra missione           porta frutto se lavoriamo nell’amicizia e nella comunione fraterna. (Papa Francesco, 2 aprile 2022). Cara Elisabetta, perché accogliere? 

Lettore 2         
Perché lo stile dei discepoli si rivela nella capacità di farsi prossimo, di amare e di accogliere, e nel mettere in pratica le parole di Gesù «Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie Colui che mi ha mandato» (Mt 10,40). Accogliere è vedere. Accogliere significa rendersi conto che l’altro esiste e vive accanto a me. Accogliere è saper vedere l’altro per riconoscerlo come fratello o sorella, per incontrarlo nelle sue necessità, ma anche per condividere le sue gioie o per curare le sue ferite. Saper vedere l’altro, porta a incontri di fraternità e di solidarietà. Saper vedere l’altro richiede di farsi prossimo per andare incontro, per entrare in relazione, per amare.  Accogliere è farsi prossimo. È sull’impegno alla prossimità che si gioca la nostra capacità di accoglienza. Il saper «farsi vicini all’altro» lo viviamo in un tempo in cui aumentano le povertà, in cui si moltiplicano le periferie esistenziali, in cui c’è una «globalizzazione dell’indifferenza»; ma il nostro è anche un tempo in cui è importante convivere e tessere relazioni. Accogliere è incontrare. La vita è fatta di incontri e cresce grazie ad essi. Nell’incontro l’altro è dono per me e io sono dono per l’altro. Accogliere è camminare e dialogare con gli altri. Accogliere, il cui significato viene dal latino «ad-cum-legere», cioè «raccogliere insieme verso», ci dice che il cammino di noi uomini sulla terra si fa insieme ed è un cammino per cercare di realizzare il bene di tutti. Il giorno in cui Maria venne a visitarmi ho sperimentato tutto questo e molto di più.
(a cura dei giovani della Parrocchia S. Marcello in Bari)


Antifona “O”

                             O Astro che sorgi,
                        splendore della luce eterna, sole di giustizia:
                        vieni, illumina chi giace nelle tenebre
                        e nell’ombra di morte.

22 DICEMBRE

Colletta

O Dio, che vedendo l’uomo precipitato nella morte hai voluto redimerlo con la venuta del tuo Figlio unigenito, concedi a coloro che confessano con pietà sincera la sua incarnazione di condividere anche la gloria del redentore. Egli è Dio, e vive e regna con te.

Dal Vangelo secondo Luca                           Lc 1,46-55
 
In quel tempo, Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».


In Dialogo con Maria:

 Lettore 1         Dicci Maria, piccola fanciulla di Nazaret, cosa hai provato quando l’arcangelo Gabriele ti ha scovata nel piccolo villaggio di Nazareth?

Lettore 2          Non so come abbia fatto a trovarmi, in quel villaggio sperduto e in quella casa nascosta tra le altre e per giunta così poco illuminata. Il sole aveva difficoltà a penetrare e, invece, quell’angelo è entrato in punta di piedi senza che me ne accorgessi. Poi tutto d’un tratto, senza por tempo in mezzo, mi chiede la disponibilità a diventare madre e per giunta di un figlio che sarebbe diventato il Salvatore del mondo.  Io, una piccola ragazza di Nazareth, madre di Dio? Una scarica di adrenalina ha percorso tutto il mio essere e, senza pensarci due volte, gli ho chiesto: come potrà avvenire tutto questo?  E lui, con voce suadente, mi ha parlato dello Spirito santo che mi avrebbe avvolta con il suo amore e sarei diventata madre.
Non gli ho detto nulla. Ma … che gioia!!!!!!!!!! Mista a tanta paura. Sarei diventata madre. Solo dopo ho fatto mente locale sul fatto che dovevo affidarmi a Dio. In quel momento ho pensato a tutte le donne e a tutte le madri. Ho pensato anche alle madri di questo terzo millennio che arrivano ad esserlo un po’ avanti nel tempo. A voi voglio dire di non avere paura e che Dio non lascia mai solo nessuno. Nonostante l’età e nonostante le meticolose indagini mediche a cui dovete sottoporvi, non abbiate paura di affidarvi a Dio come ho fatto io. Poi Lui ci pensa e siatene certe: continuerà a rivoluzionarvi la vita amandovi sempre di più.

Lettore 1          Dicci ancora, o Maria di Nazareth, cosa hai provato quando hai sentito il tuo Gesù muoversi per la prima volta dentro di te?

Lettore 2    Se ti dicessi di aver provato gioia immensa quando ho sentito quel primo sfarfallio nel mio grembo, ti direi qualcosa di scontato. Ma, insieme a tutta la gioia del mondo che provavo, nonostante lo sforzo fatto per raggiungere mia cugina Elisabetta sull’altura di Ain Karen, sembrava che una vocina dall’interno mi dicesse: ci sono anch’io! E sì! Gesù era vivo e già bussava con tutta la sua forza dall’interno. Era proprio Lui a dirmi di continuare a camminare e di incominciare ad imparare a lottare contro ogni forma di violenza perché solo amando si sarebbe potuto costruire la civiltà dell’amore. E sì! Gesù era vivo e muovendosi cominciava ad indicarmi che avrei dovuto caricarmi di Lui prima e di tanti altri in seguito, a cominciare da quegli scapestrati di apostoli che giorno dopo giorno ne avrebbero combinate delle belle. A voi, madri e donne di oggi, provo a dire che non basta vedere i vostri figli muoversi durante le vostre ecografie, ma dovete avere il coraggio di muovervi insieme. Non vi chiedo di essere mamme oppressive e ansiose, ma di diventare generatrici di amore. Muovervi per cambiare la storia soprattutto quando sembra precipitare e quando gli strumenti di violenza sembrano prevalere sopra ogni cosa.

Lettore 1          Ma tu veramente hai pensato che questo Figlio, questo dono che              era stato dato a te, ma non  era per Te?

Lettore 2          Non ho mai avuto un minimo di dubbio. La vita è un dono sempre perché ti batte dentro e fuori. Eppure, quel Figlio non era per me. Quel Figlio era per tutti, anche per chi quel Figlio non lo ama e non lo vorrà mai amare. I figli sono del mondo. Non sono dei genitori. Non li bloccate ma educateli alla mondialità e alla legalità.  Lo so che è difficile da accettare, ma bisogna lasciarli andare. Io con Gesù non ho avuto difficoltà. Se n’è andato da solo. Mi ha lasciata e, invece dell’abbraccio che mi aspettavo da lui, mi ha chiesto di diventare madre di tutti e per tutti. Per Lui ho pianto e per Lui ho camminato oltre ogni confine. Siate certi di una cosa: per Lui rifarei tutto. Quel Figlio ci appartiene; quel Figlio è nostro; quel Figlio è di tutti.  Quando l’ho visto camminare la prima volta ho gioito, ma quando l’ho visto sulla croce l’ho afferrato. Alla fine, l’ho abbracciato! Fatelo anche voi e capirete che ogni figlio è fatto per il mondo.

Lettore 1 Un’altra cosa: dove vorresti che nascesse oggi?

Lettore 2 Vorrei che nascesse e basta. Non è il luogo che conta. Vorrei che nascesse dentro la vita di ognuno. Certo a Betlemme non se la passano bene neanche quest’anno. Ma sai che ci sono tanti luoghi come Betlemme. Vorrei che foste voi a farlo nascere. Vorrei che foste voi a provare a generarlo nelle vene di questa contorta storia fatta di santi e peccatori …
Vorrei che nascesse proprio da te, con te e per te.
(a cura della Parrocchia S. Giovanni Battista in Bari)

Antifona “O”
                        O Re delle genti, atteso da tutte le nazioni,
                        pietra angolare che riunisci i popoli in uno,
                        vieni e salva l’uomo che hai formato dalla terra.

23 DICEMBRE

Colletta

Dio onnipotente ed eterno, contemplando ormai vicina la nascita del tuo Figlio, rivolgiamo a te la nostra preghiera: ci soccorra nella nostra indegnità̀
il Verbo che si è fatto uomo nascendo dalla Vergine Maria e si è degnato di abitare in mezzo a noi. Egli è Dio, e vive e regna con te.

Dal Vangelo secondo Luca     
Lc 1,57-66
 

In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.

In Dialogo con Giovanni Battista:

Lettore 1 Caro Zaccaria, oh chiedo venia Giovanni, perché non ti chiami come tuo padre?

Lettore 2 La mia nascita è stata una grande emozione per i miei genitori, ormai anziani. Mia mamma Elisabetta e mio padre Zaccaria hanno scelto un nome estraneo alla tradizione di famiglia. Hanno scelto il nome Giovanni, che significa “Dono di Dio”. Io sono stato dono gratuito e ormai inatteso per i miei genitori. Che meraviglia, non credete? I miei genitori non si aspettavano più di poter diventare genitori. Grande è stata la loro gioia. Dimostrano la loro totale sintonia e comunione rispetto a tutto il resto del mondo che tende solo a contrappore. Loro mostrano l’amore perché difendono l’unicità, l’originalità, la diversità del figlio. Amare non è uniformare a sé stessi ma preservare ciò che di unico, di irripetibile, di diverso esiste nell’altro. È amare ciò che dell’altro non corrisponde. È permettere all’altro di essere sé stesso fino in fondo, di essere diverso dalle aspettative altrui e di chi lo circonda.
Noi tutti esseri dell’universo siamo uniti da legami invisibili e formiamo una sorta di famiglia universale che ci spinge ad un rispetto sacro, amorevole e umile. Questo non è un prodotto della nostra volontà, ha un’altra origine che si trova alla radice del nostro essere, perché «Dio ci ha unito tanto strettamente al mondo che ci circonda, che la desertificazione del suolo è come una malattia per ciascuno, e possiamo lamentare l’estinzione di una specie come fosse una mutilazione». Così mettiamo fine all’idea di un essere umano autonomo, onnipotente e illimitato, e ripensiamo noi stessi per comprenderci in una maniera più umile e più ricca. 

Lettore 1 Cosa si aspetta il popolo della Giudea da te?

Lettore 2 Il popolo fedele aveva intuito che fosse accaduto qualcosa di grande, anche se umile e nascosto, e si è domandato: «Che sarà mai questo bambino?». La gente chiacchierava bene su questa cosa meravigliosa, sul miracolo della mia nascita, e lo faceva con gioia, era contenta, con senso di stupore, di sorpresa e gratitudine. E guardando questo domandiamoci: come è la mia fede? È una fede gioiosa o è una fede “piatta”? Ho senso dello stupore, quando vedo le opere del Signore, quando sento parlare dell’evangelizzazione o quanto vedo tanta gente buona: sento la grazia, dentro, o niente si muove nel mio cuore? So sentire le consolazioni dello Spirito o sono chiuso? Domandiamoci, ognuno di noi, in un esame di coscienza: la mia fede è aperta alle sorprese di Dio? Perché Dio è il Dio delle sorprese. Ho “assaggiato” nell’anima quel senso dello stupore che dà la presenza di Dio, quel senso di gratitudine? In ogni persona umana c’è l’impronta di Dio, sorgente della vita. Nell’enciclica “Laudato Sì” papa Francesco ci invita a “coltivare e custodire” il giardino del mondo, questo implica una relazione di reciproca responsabilità tra l’essere umano e la natura. Il papa scrive: “Trascurare l’impegno di coltivare e mantenere una relazione corretta con il prossimo, verso cui abbiamo il dovere della cura e della custodia, distrugge la nostra relazione interiore con noi stessi, con gli altri, con Dio e con la terra. Il non rispetto dell’altro produce guerra, odio”.

Lettore 1 Come possiamo ancora meravigliarci e avere cura dell’altro, Giovanni?

Lettore 1 Lasciatevi inebriare dallo stupore di fronte alla “novità inaudita” di un Dio che in Gesù si fa solidale con voi e salva il mondo facendosi carico dei vostri peccati. Lasciatevi quindi sorprendere dal Natale, fate in modo che, con il vostro esempio, torni ad essere il NATALE vero, mettendo Gesù al centro, lui che è il Re dei re, lui il Dio fotto Bambino, lui il principe della pace. Chiediamo al Bambino nato a Betlemme la forza di testimoniare al mondo le meraviglie che Dio opera in ciascuno di noi, solo così potremo dire che abbiamo celebrato il Natale.
Allora sorprendiamoci sempre, non abituiamoci mai!  Buon cammino verso il Signore che viene.

(a cura dei giovani della Parrocchia S. Maria del Carmine in Sammichele di Bari)

Antifona “O”
                             O Emmanuele, nostro re e legislatore,
                        speranza e salvezza dei popoli:
                        vieni a salvarci, o Signore nostro Dio.

24 DICEMBRE
Colletta

Infondi nel nostro spirito la tua grazia, o Padre, tu, che nell’annunzio dell’angelo ci hai rivelato l’incarnazione del tuo Figlio, per la sua passione e la sua croce guidaci alla gloria della risurrezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo.

Dal Secondo Libro di Samuele        2Sam 7,26-38

Il re Davide, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici all’intorno, disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda». Natan rispose al re: «Va’, fa’ quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te».
Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: «Va’ e di’ al mio servo Davide: Così dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele. Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. Fisserò un luogo per Israele, mio popolo, e ve lo pianterò perché vi abiti e non tremi più e i malfattori non lo opprimano come in passato e come dal giorno in cui avevo stabilito dei giudici sul mio popolo Israele. Ti darò riposo da tutti i tuoi nemici. Il Signore ti annuncia che farà a te una casa.
Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio.
La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me, il tuo trono sarà reso stabile per sempre».

In Dialogo con Davide:

Lettore            Che gran bell’idea quella di costruire a Dio una casa degna di Lui! Al posto tuo, caro Davide, forse ci avrei pensato anche io e sarei stato orgoglioso di quest’idea! Ma Dio sconvolge tutti i piani, ci ripete sempre che le sue vie non sono le nostre vie, i suoi pensieri non sono i nostri pensieri. Eppure, noi ci ostiniamo a crearci un Dio a nostra immagine e somiglianza e non viceversa: abbiamo la necessità di incasellare le persone e anche Dio, di creare delle comfort zone in cui sentirci al riparo, di circondarci di persone il più possibile simili a noi. Se io ho una casa deve averla anche Dio, se io credo di essere un perfetto cristiano lo devono essere anche gli altri, se conosco solo una ristretta realtà quella deve essere l’unica possibile e sono gli altri che devono adeguarsi. Persino tu che eri tanto diverso dal tuo predecessore Saul, così lontano dai criteri e dall’immagine standard del re, con tutte le cadute durante il tuo percorso, sei cascato nel mio stesso errore. Non avevi nulla da vantare quando Samuele venne a cercarti: né diritti di primogenitura, né prestanza fisica, né particolari doti intellettuali, eppure Dio ti ha scelto perché Lui guarda al cuore delle persone, guarda all’essenziale. Ma noi ce ne dimentichiamo costantemente, non facciamo altro che creare barriere, alzare muri, fare guerra a chi ha idee diverse dalle nostre, fede diversa, tradizioni diverse, valori diversi. Dio, invece, guarda sempre al di là, alza la posta in gioco, per una casa ci promette una discendenza intera, i suoi sono dei veri doni. E il vero dono spareggia i conti, è impari, è rivoluzionario e creativo, nessuno se lo aspetta, meno di tutti chi lo riceve, è impossibile da ripagare perché, quando ci si sente scelti e amati senza nessun motivo particolare, qui comincia la vita. Seguiamo l’esempio di San Francesco che, come scrive il nostro Papa nell’Enciclica “Fratelli tutti”, non faceva la guerra dialettica imponendo dottrine, ma comunicava l’amore di Dio. In questo modo è stato un padre fecondo che ha suscitato il sogno di una società fraterna, perché «solo l’uomo che accetta di avvicinarsi alle altre persone nel loro stesso movimento, non per trattenerle nel proprio, ma per aiutarle a essere maggiormente sé stesse, si fa realmente padre».
 (a cura dei giovani della Parrocchia S. Sabino in Bari)

Antifona “O”

È nato per noi un bambino,
un figlio ci è stato donato:
il potere riposa sulle sue spalle, il suo nome sarà:
messaggero di un grande disegno.

Padre buono, voglio ancora una volta
lasciarmi sorprendere da te,
dalla tua scelta di stare ancora
e sempre dalla nostra parte.
Tu ti sei fatto solidale con noi peccatori
e hai inviato Gesù, tuo Figlio,
per salvare il mondo dal male.
Lui se ne è fatto carico totalmente.
Sono qui per contemplare il mistero del Natale,
il mistero dell’incarnazione.
Mi aiuta a fare questo, con gli occhi
e più ancora con il cuore, il tuo Santo Spirito.
È lui che mi istruisce e mi fa esclamare: «È lui!».
È il Figlio di Dio fattosi agnello,
immolato per amore.
Lui ha sofferto, ha ricucito le mie mancanze,
per me e per i fratelli e le sorelle
che mi sono accanto.
Ha portato il peccato di tutti su di sé,
affinché noi fossimo finalmente liberi,
non più schiavi del male.
Apri la mia bocca, scioglimi la lingua,
stendi la tua mano su di me, Signore,
e benedirò il tuo nome
in eterno e per sempre.
Amen.